SAN CASCIANO – Nella sua autobiografia, "Il profumo del Chianti", ricorda di quando, bambino, suo papà Niccolò lo portò alle vecchie cantine di San Casciano in via Empolese, appena ricevuta la notizia dei danni inferti dai tedeschi che si ritiravano sotto l’incalzare degli Alleati.
"Il vino nelle botti – ricorda il Marchese Piero Antinori – era stato mitragliato, le cantine avevano subito ingenti danni, dovette ricominciare praticamente da zero. Mio padre è vissuto tra due guerre, e non sempre ha potuto dedicarsi all’azienda come avrebbe voluto, ma se siamo quello che siamo molto lo devo a lui. Istintivamente, non per formazione, era un uomo di marketing e non se ne vergognava. Oggi tutti vorrebbero avere il nome o magari uno stemma sulla bottiglia, ma allora i suoi amici proprietari terrieri non si volevano sporcare le mani con la parte commerciale".
E' solo un passaggio della splendida intervista realizzata da Marilisa Palumbo sul Corriere della Sera (qui l'intervista completa), in cui il Marchese ricostruisce gran parte della sua vita legata al vino e all'azienda di famiglia.
I passaggi difficili quando aveva le figlie piccole, il futuro legato al direttore generale Renzo Cotarella e alle figlie (Albiera, Alessia e Allegra) alle quali ha già passato il testimone. E quella cantina al Bargino come investimento per le future generazioni.
IN VIGNA – Con figlie e nipoti
Un futuro che il Marchese Antinori vede, nel mondo del vino, molto legato alle donne: "Anche se non sono passati tantissimi anni il mondo è cambiato molto. Negli anni '80 le mie figlie erano ancora piccole, e io non riuscivo a immaginarle tra vigneti e cantine. Oggi c’è un numero incredibile di donne bravissime che si occupano di vino, è un settore che si attaglia loro benissimo".
Poi è arrivata anche la nuova legge del cognome della madre a rendere più facile in passaggio… dinastico: "Oggi poi – sottolinea Antinori – le mie figlie potranno passare il cognome ai miei nipoti garantendo una continuità che non è più solo per linea maschile. Noi teniamo moltissimo al legame tra famiglia e azienda, e poterne portare il nome fa la differenza".
STRAORDINARIE – Le Cantine al Bargino
Fra i tanti passaggi interessantissimi di questa lunghissima intervista, quello riservato al vino a cui è più legato il Marchese. La risposta non è una sospresa, visto anche il trasporto con il quale lo scorso anno, era il febbraio 2016, partecipò ai funerali del suo creatore, quel Giacomo Tachis che ha segnato la svolta di Antinori e dell'enologia italiana.
"I vini sono come i figli – conclude – ma il mio figlio più uguale degli altri è il Tignanello. È stato una pietra miliare per noi e per il vino italiano, ha segnato la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra…".
di Matteo Pucci
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