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giovedì 2 Maggio 2024
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    San Casciano ha sfilato contro la violenza sulle donne. I racconti: “Sento ancora il coltello sulla gola”

    In occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, sabato 25 novembre testimonianze toccanti in piazza

    SAN CASCIANO – Il coraggio delle donne di ribellarsi alla violenza. Senza vergogna, senza pregiudizi: perché quale voce più autorevole della loro può mettere in guardia, consigliare a difendersi. Riuscendo a dire basta.

    Così, in mezzo a una folla di persone di ogni generazione, alcune di loro non si sono fatte scrupoli a salire sul gradino più alto, all’ingresso del municipio di San Casciano, mettendoci la faccia. Con dignità e tanto coraggio.

    Lo hanno fatto in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, che sabato 25 novembre a San Casciano ha visto svolgersi un sit-in davanti al palazzo comunale: “Siamo tutte Giulia”, organizzato dall’amministrazione comunale e dalla Commissione Pari Opportunità.

    Prima, nella sala “Lucia Bagni” della biblioteca comunale, c’è stato un dialogo con la scrittrice Maria Grazia Anatra, con la presentazione di alcuni libri.

    Per poi spostarsi davanti al Comune, dove è stato posto un drappo rosso con in risalto il numero 106 (il numero delle vittime di femminicidio in Italia nel 2023).

    E dove, alla fine, con la lettura dei nomi delle vittime, donne, uomini, bambine e bambini hanno deposto un lumino, una candela per una speranza di luce.

    Dopo le parole del sindaco Roberto Ciappi è stata la presidente della Commissione Pari Opportunità Paola Malacarne a prendere la parola, per poi invitare le persone presenti a far sentire le proprie voci, le proprie riflessioni.

    Ebbene, chi pensava di sentire le solite parole di circostanza è rimasto stupito. Nei pochi secondi di silenzio si è distinta una voce tra le tante: “Io vengo”.

    Ed è stato grande il coraggio di questa donna, con il volto visibilmente teso per l’emozione, che ha preso la parola: “Anch’io purtroppo ho una sorella gemella che è nelle mani di un aguzzino, e non c’è verso di liberarla da quest’uomo. E’ per questo che mi emoziono. Questa sera c’è tanta gente, e spero che non ci sia più bisogno di dire che ho perso una sorella, una mamma, una figlia, a causa della violenza sulle donne. Vi ringrazio”.

    La sua voce ha dato coraggio ad altre donne. Per raccontare la loro storia.

    “Purtroppo queste cose succedono o in famiglia o con persone vicine – è stata una seconda testimonianza – E questa è la cosa più brutta: che possa succedere perché ti fidi di loro, di chi hai accanto, o delle persone che magari conoscono i tuoi genitori”.

    “Io stasera voglio dire solo una cosa – ha proseguito – E’ la prima volta che partecipo perché per me è difficile presenziare e dire una cosa del genere davanti a tutti. Da piccola sono stata sequestrata. Stasera indosso dei pantaloni di colore verde, e qualcuno mi ha chiesto il perché: per la speranza. Io ci sono, e sono viva. Ed è quello che voglio dire stasera. Io ci sono!”.

    Un’altra donna ha preso la parola: “Vorrei dire una cosa da genitore. Dobbiamo insegnare ai nostri figli maschi ad avere rispetto per le donne, rispetto per l’omosessuale, rispetto per il vecchio, per il bambino, per tutti. Dobbiamo insegnare alle nostre figlie a non avere l’idea di fare la crocerossina: no, mi dispiace. Quando non è il caso si va via, basta. E insegniamo il rispetto, perché è la base per fare tutto”.

    Le testimonianze di sono susseguite. Con lucido coraggio: “A queste situazioni non ci si deve proprio arrivare, perché la violenza assassina è solo il culmine di una montagna che molte donne hanno vissuto per tutta la vita. Parliamo della cultura patriarcale, maschilista: e questo anche da parte delle donne e delle madri”.

    “Una delle esperienze che posso raccontare – ha proseguito quest’altra voce in mezzo alla folla – è la vita lavorativa assurda che ho vissuto. Sono partita da Catania, sono andata a Roma poi ho vissuto a Torino, Milano e infine a Firenze. Ovunque ho incontrato uomini selezionatori che mi hanno chiesto il numero di telefono personale, per poter andare avanti nella selezione, ma non mi sono mai piegata a questo. Ed è proprio il motivo per cui, a 55 anni, mi trovo disoccupata. La donna deve avere anche indipendenza economica: bisogna partire anche da lì, dalle disparità economiche e di reddito”.

    Un’altra forte testimonianza in mezzo a una piazza che, in silenzio, ha ascoltato parola per parola: “Io sono una sopravvissuta, e ci sono riuscita non grazie alle mie forze. Sono riuscita perché lui non è riuscito ad arrivare alla fine. Ora posso dire che sento ancora il freddo del coltello alla gola e, fino all’ultimo, ho pensato fosse colpa mia. La cosa più sbagliata che ci possa essere”.

    “Ragazze – ha esortato – bambine, non pensate che sia colpa vostra. La prima volta di un’offesa, di uno schiaffo, andate via, lontano. Cercate aiuto, non vergognatevi, non è colpa nostra. Dobbiamo sentirci libere di fare le nostre scelte: voi tutte dovete avere questa possibilità. Noi donne in questo momento non dobbiamo essere l’una contro l’altra, ma dobbiamo prenderci per mano e affrontare questa cosa”.

    Queste e altre sono state le testimonianze. Forti, di donne coraggiose che hanno parlato della loro sofferenza. Consapevoli di andare in soccorso a chi non trova il coraggio di reagire alle insidie di uomini incapaci di rispettarle.

    Per concludere la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, domenica 26 novembre al Teatro Comunale Niccolini di San Casciano è stato presentato un concerto del Coro femminile del Maggio Musicale Fiorentino.

    Diretto da Lorenzo Fratini, con al pianoforte Leonardo Andreotti. E dedicato a Giulia Cecchettin

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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