spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
giovedì 2 Maggio 2024
spot_img
spot_img
Altre aree
    spot_img

    Antichi mestieri: il “Fusino” ha donato i suoi attrezzi da orologiaio alla comunità tavarnellina

    Pieve di San Pietro in Bossolo: per i suoi 90 anni Dario Fusi ha regalato il suo banco da lavoro ai tavarnellini

    TAVARNELLE – Una domenica emozionante quella del 3 aprile a Tavarnelle. Che all’insegna della tradizione paesana ci ha riportato alla mente i personaggi delle botteghe e la vita che in esse si svolgeva.   

    Tanti ex clienti, parenti e amici sono accorsi alla Pieve di San Pietro in Bossolo per festeggiare uno di quegli artigiani che hanno fatto la storia di Tavarnelle. E per assistere alla riapertura straordinaria del suo laboratorio… nel Museo di Arte Sacra.

    Piccolo grande orologiaio che tutti ricordano col capo chino e l’immancabile monocolo, è il “Fusino” (all’anagrafe Dario Fusi) ad averci fatto, il giorno del suo novantesimo compleanno, un regalo e pure molto prezioso.

    Donando i tesori del suo mestiere, ha arricchito il museo e l’intera comunità con un banco completo di oggetti appartenuti a ben tre generazioni. E nell’occasione, tra la sua commozione e gli applausi dei presenti, ha spento le candeline su una torta a tema. Orologi, naturalmente.

    Insomma un bell’esempio di un uomo che si è dedicato con passione ad un’arte purtroppo scomparsa. Ed una reciproca manifestazione di gratitudine tra lui e la popolazione che, a vent’anni dalla chiusura dell’attività, gli ha manifestato ancora un grande affetto.

    “Adesso che sono le sedici – esordisce Dario Fusi, guardando le lancette – ho novant’anni e sei ore. Nato il 3 aprile 1926, sono stato battezzato alla Pieve. Ecco perché proprio oggi in questo luogo ho deciso di devolvere il mio banco”.

    “Visto che non eravamo dei giganti – dice sorridendo – a partire da mio nonno Settimo siamo stati chiamati tutti Fusino. Lo zio Adamo mi ha dato un’infarinatura dell’arte del mestiere che poi ho praticato per cinquant’anni: il resto l’ho appreso con l’esperienza”.

    “Vi mostro il mondo di lavoro di un povero artigiano – prosegue – Oltre ad attrezzi come il monocolo e gli occhiali, ci sono due orologi senza cassa, diversi da polso, uno in legno di ulivo che ho appena finito di costruire ed alcune sveglie”.

    “Tra queste la dorata ufficialessa – sottolinea il “Fusino” – Fabbricata dalla Junghans, fu commissionata da Napoleone per i suoi ufficiali affinché, ritardatari, arrivassero in tempo alle riunioni mattutine con il generale”.

    “Speciale la storia di uno dei due orologi senza cassa – ricorda ancora – Negli anni tra il 1928 e il 1930, c’era una miseria paurosa. Dopo aver mangiato una scodella di minestra di pane, la sera i contadini uscivano e prendevano una sigaretta dal tabacchino”.

    “Mentre la fumavano tra una chiacchiera e l’altra – continua – giunse la notizia che Giacomino si sarebbe sposato. Allora qualcuno propose di andare dal Fusino a comprargli un bell’orologio come regalo di nozze”.   

    “Dopo poco la famiglia si allargò – racconta ancora Dario – Donna Nunzia, la moglie di Giacomino, aveva bisogno di soldi per comprare le scarpe al figlio. Così portò l’orologio dal Fusino per venderglielo. L’orologiaio, inteneritosi, tolse la cassa d’argento e la cambiò in lire”.

    “Oltre che al sindaco David Baroncelli, don Franco Del Grosso e ai miei due nipoti angeli custodi – dice commosso – un ringraziamento di cuore va a voi che oggi così numerosi avete partecipato. E che mi avete portato lavoro fino all’ultimo secondo prima di andare in pensione”

    “Ho avuto l’opportunità di fare per tutta la vita ciò che amo – conclude lo storico orologiaio – Le tecnologie vanno avanti, ma diverte troppo di più smontare e rimontare un orologio e sentire di nuovo… tic tac”. 

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Sostieni il Gazzettino del Chianti

    Il Gazzettino del Chianti e delle Colline Fiorentine è un giornale libero, indipendente, che da sempre ha puntato sul forte legame con i lettori e il territorio. Un giornale fruibile gratuitamente, ogni giorno. Ma fare libera informazione ha un costo, difficilmente sostenibile esclusivamente grazie alla pubblicità, che in questi anni ha comunque garantito (grazie a un incessante lavoro quotidiano) la gratuità del giornale.

    Adesso pensiamo che possiamo fare un altro passo, assieme: se apprezzate Il Gazzettino del Chianti, se volete dare un contributo a mantenerne e accentuarne l’indipendenza, potete farlo qui. Ognuno di noi, e di voi, può fare la differenza. Perché pensiamo che Il Gazzettino del Chianti sia un piccolo-grande patrimonio di tutti.

    Leggi anche...