IMPRUNETA – Oltre alla vicinanza del Comune di Impruneta e degli imprunetini, nella sala consiliare a proteggere e sostenere la donna peruviana aggredita a Tavarnuzze, giovedì 24 novembre c’erano oltre alla presidente della Comunità Peruviana a Firenze Lina Beatriz Callupe Limay le donne peruviane che con tenerezza hanno circondato d’affetto Maria, così abbiamo deciso di chiamarla per non svelare la sua esatta identità.
Prima che iniziasse la manifestazione, le abbiamo chiesto se si sentiva di raccontare quanto accaduto la sera del 16 novembre .
Come si spiega la brutale aggressione subita?
"Non riesco a spiegarmi il perché di tanta violenza, non avevo mai visto prima di quel giorno quell’uomo".
Lei si stava recando a trovare una sua conoscente, ma non era la prima volta che andava a casa sua…
"No, tra l’altro ho lavorato a Tavarnuzze per nove anni assistendo una signora malata e in molti mi conoscono. Ho sempre considerato Tavarnuzze un paese tranquillo e rispettoso, tanto che non riesco a spiegarmi il motivo di questa aggressione. Tra l’altro quel giorno non dovevo essere lì".
Com’è avvenuto il contatto con l’aggressore?
"Sono arrivata all’abitazione della mia amica e mentre stavo entrando nel cancello ho notato un uomo e una donna che stavano parlando: l’uomo mi ha chiesto con tono risentito: "Scusi ma lei abita qui?". No, gli ho risposto, vado a trovare un’amica, e mi sono diretta al portone, quando mi sono sentita dire sempre dall’uomo: "Ora chiamo i carabinieri!". Al che ho risposto che poteva benissimo chiamarli, non avevo nessun timore. A questa mia risposta ha fatto una corsa verso di me gridando: "Ti ammazzo". E una volta vicino mi ha spinto mettendomi le mani sul petto e scaraventandomi con tutta la sua forza per terra".
Ma è arrivato nessuno è arrivato in suo aiuto?
"Ho gridato a squarciagola tanto che si sono affacciate alla terrazza delle persone che abitano di fronte. A quel punto l’uomo mi ha lasciato, con il telefono ho cercato di chiamare i carabinieri, ma con la mano sinistra non riuscivo a comporre il numero. L’aggressore è andato verso una macchina mettendola in moto, d’istinto mi è venuto di fargli una foto con il cellulare. Nel frattempo la signora che era con lui si è messa davanti alla targa, l’uomo è sceso venendomi di nuovo incontro e cercando di prendermi il telefono, ma ormai stavano arrivando delle persone, tanto che si è di nuovo allontanato rientrando in macchina scappando a gran velocit".
Nel frattempo è arrivata l’ambulanza che ha soccorso Maria mentre i carabinieri l’hanno raggiunta al pronto soccorso.
La signora visibilmente scossa piange: "La mia grande paura adesso è per il lavoro. Mi hanno già detto che probabilmente mi licenzieranno poiché dovrò stare per via del polso fratturato un po’ di tempo a casa e di questo sono molto preoccupata. Prego tutti di non mi lasciare da sola e aiutarmi in questo momento così difficile per me".
Intanto una cosa è certa, la comunità peruviana, fatta di persone semplici, umili, lavoratrici le sarà vicine in questo momento particolare. Così come anche noi abbiamo il dovere di proteggere Maria.
di Antonio Taddei
© RIPRODUZIONE RISERVATA