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sabato 27 Aprile 2024
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    Il diritto al “fine vita”: se n’è parlato giovedì 14 marzo alla casa del popolo di Greve in Chianti

    Serata di approfondimento sulle DAT (testamento biologico) e, soprattutto, sulla raccolta firme che vuol spingere la Regione a normare il diritto al "fine vita" stabilito dalla Corte Costituzionale

    GREVE IN CHIANTI – Metti un giovedì sera, ancora freddo, di marzo, a Greve in Chianti. Per un dopo cena di approfondimento su un tema centrale per ciascuno di voi, per le nostre famiglie, ovvero il “fine vita”.

    Tematica spesso rimossa, accantonata, ma che invece arriva inevitabile e spesso prepotente, a sollevare effimere certezze e dogmi friabili.

    Se ne è parlato, grazie a Partito Socialista Italiano (circolo di Greve in Chianti), circolo Arci di Greve, Associazione Luca Coscioni, ieri sera alla casa del popolo grevigiana.

    In un incontro, moderato dal direttore del Gazzettino del Chianti, Matteo Pucci, il cui “cuore” è stata la presenza di Felicetta Maltese, dell’Associazione Luca Coscioni (“disobbediente civile” insieme a Chiara Lalli, giornalista e bioeticista, per aver accompagnato nel dicembre 2022 Massimiliano, il 44enne toscano affetto da sclerosi multipla, in Svizzera per ricorrere al suicidio medicalmente assistito), reduce dalla conclusione della raccolta firme “Liberi subito! Liberi fino alla fine”.

    Organizzata per spingere verso una proposta di legge regionale per arrivare a una normativa di attuazione (con procedure e tempi), secondo i principi dettati dalla Corte Costituzionale (attraverso la sentenza 242/2019), per accedere alla morte volontaria attraverso l’auto somministrazione del farmaco letale.

    Una raccolta firme che si proponeva l’obiettivo delle 5mila e che ha superato le 10mila: 236 di queste sono state raccolte a Greve in Chianti, grazie all’impegno encomiabile dei volontari.

    Fra i quali Corinna Verniani, che a quei “banchini” c’era anche per la raccolta firme per il referendum sull’eutanasia legale: “Stavolta è stato più difficile – ha raccontato – Il tema era più specifico, meno “mediatico”, era inverno pieno, si potevano raccogliere solo le firme dei residenti nel comune. Ma grazie all’impegno di tutti abbiamo raggiunto il risultato”.

    “Con questa proposta di legge, chiediamo che siano stabilite regole e tempi certi per garantire i diritti costituzionali dei pazienti della Toscana in materia di fine vita, in particolare per impedire che qualcuno debba subire, come una tortura, una sofferenza insopportabile contro la propria volontà”, hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, dell’Associazione Luca Coscioni (qui l’approfondimento).

    Felicetta Maltese ha ripercorso, anche insieme a Leonardo Pierini, che ha curato maggiormente l’excursus giudiziario, il percorso che ha portato alla sentenza della Corte Costituzionale. Che ha stabilito un diritto che oggi, però, deve essere normato per poter essere applicato senza che, ogni volta, ci sia da ricorrere ai tribunali.

    “È chiaro – riprendono dall’Associazione Luca Coscioni – che le norme sul fine vita non le fa la Regione, ma sul rispetto della sentenza della Corte costituzionale ne è responsabile il servizio sanitario della Regione. Ed è il sistema sanitario che deve stabilire delle regole. Noi chiediamo che queste regole siano date ascoltando non la propaganda di partito, ma le sofferenze delle persone malate che fanno queste richieste”.

    Felicetta Maltese ha raccontato cosa accade oggi a chi, purtroppo, per veder garantito un diritto all’autodeterminazione del proprio fine vita, ovviamente verificata la sussistenza di circostanze medico-psicologiche stringenti, è costretto, fuor di legge (soprattutto per chi lo accompagna), a recarsi in Svizzera.

    E quanto, invece, si potrebbe fare per agevolare la vita delle persone e ridurne le sofferenze se si desse attuazione a quello che, è stato ribadito a più riprese, è un diritto del cittadino, stabilito dalla Corte Costituzionale.

    Che, anzi, presto si troverà a doversi esprimere su uno dei punti discriminanti emessi nella sua prima sentenza, ovvero sul fatto che la persona sia “tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”, essendo questa una discriminante nei confronti di chi, pur presentando tutti i requisiti per poter usufruire del suo diritto, non è attaccato a un respiratore o alimentato artificialmente.

    Si è parlato pure di DAT (le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento sanitario, il cosiddetto Testamento Biologico, qui l’approfondimento), con l’assessore Lorenzo Lotti.

    Anche in questo caso, l’invito da parte di Felicetta Maltese e dell’Associazione Luca Coscioni è stato quello di informarsi al massimo: perché sono diritti di tutti. Perché sono diritti inalienabili.

    Adesso, per quanto riguarda la proposta di legge regionale che raccolga l’input della sentenza della Corte Costituzionale, la palla è in mano alla Regione Toscana.

    E ai consiglieri regionali (verrà sollecitato, a questo proposito, anche il consigliere regionale “di area”, ovvero Massimiliano Pescini, del Partito democratico), ai quali l’Associazione Luca Coscioni ha dedicato uno striscione: “Consigliere e consiglieri, tocca a voi!”.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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