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martedì 30 Aprile 2024
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    La prima macchina fotografica a 12 anni: Luca Cappelli, un parrucchiere con le foto nel cuore

    Gli inizi, la scoperta dei grandi parchi e delle riserve naturali, gli animali. Due volte ha rischiato di smettere, ma ha tenuto duro ed è sempre ripartito. Nel 2007 la nascita del Fotoclub Chianti

    GREVE IN CHIANTI – Siamo nella piazza centrale di Greve in Chianti, entriamo nel salone di parrucchieri Studio20 e cerchiamo Luca Cappelli.

    Un salone con una storia che inizia nel 1955 con il babbo Brunello, scomparso pochi mesi fa.

    Stavolta però non vogliamo fissare un appuntamento o chiedere un consiglio sul taglio dei capelli, ma insieme a Luca vogliamo parlare della sua passione per la fotografia.

    “Sono nato nel ‘58 e la prima macchina fotografica mi è stata regalata dai miei genitori quando avevo 12 anni, era una Koroll 35, completamente meccanica, con obiettivo fisso 55mm”: così inizia Luca, con lo sguardo volto verso l’orizzonte e la mente aperta ai ricordi d’infanzia.

    “La passione per la fotografia è arrivata a metà anni ’80 – ricorda – quando ho scoperto la fotografia naturalistica. Il “vero amore” in quel periodo era la radio (dopo mia moglie ovviamente), qui in paese avevamo una radio libera “Radio Chianti”, nata nel 1978 e molto ascoltata, io ero uno degli speaker più attivi”.

    “Dopo qualche anno – prosegue Luca – prima con un amico e poi grazie ad un camperino Westfalia, e famiglia al seguito, ho iniziato a girare l’Italia e l’Europa alla scoperta dei grandi parchi e le riserve naturali, armato di macchina fotografia, davo la caccia agli animali presenti”.

    “Questa passione – aggiunge – mi ha portato a collaborare con Panda Photo (del WWF), e a partecipare con discreto successo a concorsi fotografici in Italia e all’estero. In quelli anni ho fatto parte dell’Associazione Fotografi Naturalisti Italiani (AFNI), con la quale ho partecipato ad alcune mostre, ed ho realizzato anche una prima mostra e un audiovisivo sugli aspetti naturalistici del Chianti e uno sui Parchi e le Riserve naturali d’Italia e d’Europa”.

    “Ci sono stati anche momenti in cui ho rischiato di abbandonare questa grande passione – ci dice abbassando lo sguardo – una volta, per un serio problema di salute, un altro quando, sono stato derubato di tutta l’attrezzatura (tre macchine fotografiche, due obiettivi fissi, due zoom, due teleobiettivi)”.

    Ma non si è arreso: “Ho continuato l’attività, e nel 2001 ho realizzato una grande mostra fotografico-naturalistica dal titolo Il Monte San Michele e le colline del Chianti, esposta a Villa San Michele e alla Limonaia di Panzano. Più di cento immagini per raccontare gli aspetti meno noti, ma forse più preziosi, di questo territorio”.

    “Degli aneddoti piacevoli – sorride mentre ne parla – sono stati l’incontro e le foto, con il rarissimo ermellino in livrea invernale, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. E quando una volpe, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, si è avvicinata a noi e ha cominciato a sgranocchiare pera e formaggio direttamente dalle mani di mia moglie”.

    “Nel 2002, alla fotografia di natura ho cominciato a preferire quella di paesaggi. – prosegue nel racconto – Collaborando con la casa editrice “Editori dell’Acero” di Empoli, ho contribuito alla realizzazione di vari volumi sul paesaggio, i borghi, i centri storici ed altre bellezze della Toscana”.

     

    “Nel 2007 – ci racconta ancora – ho inaugurato con la mia mostra fotografica Il Chianti di Lunedì, la nuova sala delle esposizioni del Comune di Greve in Chianti, “Il Fiorino”. Lo stesso anno, nasceva il Fotoclub Chianti. Con alcuni amici, appassionati di fotografia, mandiamo ancora avanti il Club organizzando corsi, mostre, serate e soprattutto concorsi fotografici dai vari temi: Dal tramonto all’alba, Cogli l’attimo, Sguardi sul mondo ed altri..

    “Vorrei fare una riflessione – dice Luca – il mondo della fotografia nel corso degli anni è cambiato radicalmente, penso sia una delle arti che ha subito più trasformazioni, basti pensare all’avvento del digitale che ha stravolto il modo di fotografare. Quando ho iniziato non esisteva l’autofocus, fermare il movimento di un’animale come il volo di un uccello, era un’impresa ardua, si sprecavano rullini di diapositive, prima di ottenere uno scatto decente”.

    “Con la tecnologia di adesso – conclude – si possono avere buone immagini, elaborarle con filtri e modifiche, addirittura il tutto con un telefono. Credi si sia perso un po’ di poesia, se così vogliamo dire, certo il piacere di fare un buon scatto, resta”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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