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domenica 5 Maggio 2024
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    Scrittore, sub, ma soprattutto vigile. Paolo Casini è andato in pensione. E si racconta al Gazzettino del Chianti

    Il periodo, breve ma intenso, a Siena. Poi la responsabilità di lavorare come vigile urbano nel paese di residenza: "Quella volta dhe dovetti estrarre la pistola..."

    SAN CASCIANO – Ci sono persone che all’interno di una comunità si distinguono per vari motivi. Per interessi comuni, o nel mondo del proprio lavoro a contatto con il pubblico.

    Tra questi c’è un sancascianese, che da giugno 2020 non vedremo più con indosso la divisa della polizia locale, perché in pensione: Paolo Casini.

    L’ultimo servizio è stato il 27 maggio scorso. Senza paletta e il blocchetto delle contravvenzioni in mano, ma accanto al Gonfalone del Comune di San Casciano e il sindaco Roberto Ciappi, in occasione della commemorazione al camposanto della Romola, dove riposa la famiglia Nencioni, rimasta uccisa nell’attentato mafioso in via dei Georgofili a Firenze.

    Abbiamo incontrato Paolo Casini in uno dei suoi primi giorni da pensionato.

    Paolo quando è entrato nella polizia municipale?

    “Nel 1996, dividendomi tra San Casciano e Tavarnelle, mentre nel 1998 vado a Siena”.

    Com’è stato il passaggio da un paese del Chianti a una città come Siena?

    “Ho avuto da parte dei miei colleghi senesi un impatto di stima e di reciproco rispetto. Considerando anche che in città le problematiche sono diverse dai paesi: per esempio un momento particolare è il periodo in cui si corre il Palio, che non si limita ai solo due giorni della corsa, ma è già in fibrillazione nei giorni precedenti, fatti anche di litigi e cazzotti. Situazioni non sempre semplici da gestire, specie durante la gara; un conto è vederlo in televisione, altro conto viverlo nelle strade e nella piazza, dove per contenere le persone ci vuole anche un certo spirito di corpo tra colleghi”.

    Tifa per una contrada in particolare?

    “Il Palio è dei senesi, ho naturalmente una simpatia per una contrada in particolare, ma preferisco tenerla per me perché vado alle cene di tutti e non voglio fare un torto a nessuno…”.

    Per quanto tempo è rimasto a Siena?

    “Per circa un anno. Non sarei mai venuto via da Siena, ma non potevo rifiutare di venire a fare servizio a San Casciano. Questo lo capirono anche a Siena: il rapporto comunque è continuato negli anni e continua ancora oggi: tra me e Siena c’è un amore reciproco. Tanto che a distanza di dieci anni sono stato chiamato in occasione della festa del corpo in Palazzo Pubblico, per un riconoscimento conferitomi dall’allora sindaco Maurizio Cenni. Alla presenza del questore, del prefetto, dei rappresentanti dell’esercito e dei corpi di polizia, oltre a tutti i miei colleghi schierati in alta uniforme. Fu un momento di grande emozione quando la speaker pronunciò il mio nome, spiegando il motivo del riconoscimento per quello che avevo svolto nell’ambito del servizio svolto”.

    Il premio ricevuto a Siena

    Dopodiché arriva a San Casciano…

    “Sì, fu una decisione dolorosa, ma accettai più per motivi familiari. Non è stato facile lavorare nel paese di residenza, ma sono contento di aver superato le difficoltà. Perché fin dall’inizio i problemi maggiori non sono stati con i sancascianesi in generale, ma con quelli arrivati a San Casciano…”.

    Tra i tanti servizi quello che le ha dato più soddisfazione?

    “Per quindici anni ho impartito i corsi per il conseguimento del patentino per la bicicletta ai bambini delle scuole, di cui sono stato il precursore”.

    E uno dei più pericolosi?

    “Quando durante un servizio ho dovuto estrarre la pistola d’ordinanza, ma per fortuna andò tutto bene”.

    Tornando sul servizio alle scuole elementari, qualcuno l’ha definito il “vigile della pioggia”.

    “Quello è un servizio molto importante per l’entrata e l’uscita degli scolari e va fatto in qualsiasi condizioni atmosferica. Fino a poco fa via Giuseppe Ungaretti, davanti alle elementari del Bardella, era a doppio senso, con il transito di autotreni e auto. Oggi è a senso unico così la gestione della viabilità è migliorata. Ma la presenza di un agente di polizia è importante per osservare altre situazioni che possono essere il bullismo, lo spaccio, cose che però non si sono mai verificate. Forse anche per la nostra presenza”.

    Nei momenti liberi dal servizio ha portato avanti anche grandi passioni…

    “Sì, quella di cartografia antica e archeologia subacquea alla ricerca di antichi porti e approdi. Fino a pochi anni fa facevo immersioni subacquee al fine di studi archeologici, da qui sono nati diversi volumi. Tutto svolto come volontario in collaborazione con l’Associazione Culturale Archeologica Piombinese e i miei stretti collaboratori, Giovanni Chiostrini, Mauro Marranci e Renzo Maseroli“.

    Educazione stradale ai più piccoli

    Oltre al mare un altro interesse è per il calcio, in particolare per la Sancascianese.

    “Mi resi conto che mancava la storia di com’era nato il calcio a San Casciano, così sono nati due volumi Dai “pionieri” all’U.S. Sancascianese e Il nuovo stadio“.

    In questi anni ha scritto anche un libro che, oltre a tracciare un pezzo di cultura artigianale sancascianese, racchiude una parte della sua vita affettiva.

    “S’intitola Valensin… scarpe da regina. Si riferisce a quello che il titolare di un negozio di scarpe di Firenze riferì a mio padre Natale, che insieme a suo cugino Renzo produceva calzature da donna, quando una nota sovrana europea che frequentava le nostre zone, entrata in quell’esercizio, rimase affascinata dalle scarpe del Calzaturificio Casini, tanto che ne acquistò varie paia. Ma a Natale e Renzo furono assegnati anche dei riconoscimenti in occasione della Mostra dell’Artigianato di San Casciano, la Mostra Mercato Internazionale di Firenze, e un riconoscimento importante da parte delle Sorelle Fontana. Per arrivare a un invito per il Gran Galà di Cortina, nell’estate del 1957. Non volevo che andasse persa questa memoria sancascianese”.

    Adesso è arrivata la pensione e messi da parte la divisa, paletta e fischietto, a cosa dedicherà il suo tempo?

    “Prima di tutto a mia madre. Poi mi dedicherò al lavoro del terzo volume per l’ Us Sancascianese, ma troverò il tempo di dare una mano alle varie manifestazioni che proporrà l’Officina Bellini, qualora tornasse a passare la Mille Miglia. Ha un valore importante per la mostra fotografica permanente, ma anche per tutte le altre manifestazioni riguardanti le auto”.

    C’è qualcuno in particolare che vuole ringraziare per tutti questi anni di servizio?

    “Tengo a dedicare il riconoscimento che mi è stato conferito dal comando di polizia municipale di Siena al mio primo comandante Giampiero Gianni, senza i suoi insegnamenti non lo avrei conseguito. Al dottor Stefano Cecioni e all’amico Andrea Mannucci“.

    Dopo queste parole Paolo Casini non nasconde l’emozione. E se un pezzo di cuore è rimasto a Siena, a San Casciano potrà dedicare ancora tanto del suo tempo e delle sue passioni. 

    @RIPRODUZIONE RISERVATA 

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