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venerdì 26 Aprile 2024
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    Tre amici, un grano antico a Badia a Passignano: e la raccolta rovinata dai cinghiali

    Un'impresa di amore per la terra "sfregiata": "Abbiamo provato a tenerli lontani con radio, petardi. Niente"

    BADIA A PASSIGNANO (BARBERINO TAVARNELLE) – Il sogno dei tre amici, Paolo Pianigiani, Marco Riggi e Giuseppe Scialabba, che si erano impegnati nel seminare alle pendici di Badia a Passignano, nel comune di Barberino Tavarnelle, circa quattro ettari di grano antico Verna, si è interrotto bruscamente poche settimane prima della mietitura.

     

    Al momento in cui le spighe avevano preso il colore “oro”, vicinissime alla maturazione, un numero esagerato di cinghiali ha avuto la meglio, schiacciando il grano e nutrendosi così dei suoi preziosi chicchi.

     

    "Quando ho visto in alcuni punti il grano schiacciato in prossimità del bosco – ci racconta Paolo – ho subito pensato che di lì a poco si sarebbe infranto il nostro sogno. La prima cosa che ho fatto? Ho acquistato delle radio che ho posizionato lungo i margini del campo: tutte le sere andavo ad accenderle per poi spengerle la mattina".

     

     

    Questo con la speranza che i cinghiali sentendo dei rumori si spaventassero?

     

    "Certo, ma la cosa non ha funzionato. Intanto il tempo della battitura si avvicinava, la sera al calare del sole andavo a scacciarli battendo le mani e gridando, questo andava bene per poco, perché appena mi allontanavo i cinghiali sentito il silenzio tornavano a fare i loro comodi".

     

    D’altronde non poteva rimanere lì a guardia di quattro ettari di terreno tutta la notte…

     

    "Sicuramente no, anche perché di giorno dovevo lavorare, mentre i cinghiali se la dormivano nel bosco con la pancia piena di grano Verna!".

     

    Ha provato anche a fare altro?

     

    "Ho fatto un ultimo tentativo, ho posizionato un cannoncino a salve che ogni tanto sparava dei botti, ma ben presto ho dovuto toglierlo in quanto, sebbene lo avevo previsto, sono arrivate delle proteste da parte dei residenti. Così non è rimasto altro che attendere la mietitura e sperare".

     

    Visto che abbiamo seguito fin dall’inizio le fasi della semina, abbiamo voluto documentare anche l’invasione dei cinghiali.

     

    Ci siamo appostati con la macchina fotografica in silenzio in mezzo al grano e, dopo aver ripreso all’inizio dell’imbrunire una volpe di passaggio, ecco intorno alle 20 fare capolino uno, due, tre cinghiali (quelli visibili). Con al seguito anche dei cinghialotti attenti e furbi, che non si allontanavano mai più di tanto dalla madre.

     

    Solo il tempo di immortalare cosa stava accadendo, dopodiché anche noi abbiamo scacciato gli intrusi, certi che quando saremmo andati via sarebbero ritornati al loro lauto pasto.

     

    Il 4 luglio è arrivato il momento della battitura in un clima che non era certo di festa come era stato programmato: Giuseppe aveva addirittura organizzato una camminata con sosta e merenda ai margini del grano, per poi godersi lo spettacolo del tramonto, naturalmente sospeso.

     

     

    Così di buonora, con la loro mietitrebbia, Giovanni Costantini, con i figli Federico e Marco, hanno messo in azione la macchina.

     

    E, saltando da un pezzo all’atro dove il grano non era stato schiacciato, quasi a fare uno slalom, sotto lo sguardo attento di Paolo e di suo padre, in poco più di mezza mattinata hanno raccolto il prodotto.

     

    "Ecco il risultato – ha detto Paolo scuotendo la testa – Dovevamo raccogliere centoventi quintali di grano in base a quello che avevamo seminato, in realtà siamo arrivati ad averne quindici-diciotto".

     

    In quanto si quantifica (in soldi) la perdita?

     

    "Circa quindicimila euro". 

     

    Riproverete un’altra volta insieme a Marco e Giuseppe questa avventura?  Magari adottando dei sistemi per impedire l’ “intrusione” dei cinghiali? 

     

    "Al momento diciamo di no. Vediamo: forse passata la rabbia ci metteremmo di nuovo a sedere insieme e valuteremo cosa fare". 

     

     

    Peccato davvero; la loro buona volontà i tre amici ce l’avevano messa davvero tutta. E il danno subito fa riflettere quanti altri Paolo, Marco, Giuseppe, sono costretti a subire la perdita di raccolti importanti.

     

    Di quel grano antico che abbiamo visto venire su con le stagioni, rimane poco più che un ricordo. E se una volta i contadini dovevano stare alla sorte dell’avversità del tempo, oggi oltre al tempo l’altra grossa incognita sono i cinghiali.

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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