CHIANTI – Per il gruppo de Le vie del Chianti un'altra giornata alla scoperta di un luogo insolito e bellissimo della nostra Toscana quella di domenica 8 giugno, il Parco Archeominerario di San Silvestro, in Val di Cornia, situato immediatamente alle spalle del delizioso paese di Campiglia Marittima.
Un'esperienza unica tra storia e natura in un parco che si estende per ben 450 ettari in un'Area naturale Protetta di Interesse Locale, caratterizzata da promontori e vallate ricoperti da fitti boschi di lecci e piante tipiche della macchia mediterranea.
Questo suggestivo luogo lega la propria storia all'attività mineraria praticata fin dal tempo degli etruschi, con importanti periodi di ripresa nel medioevo, nel XVI sec con Cosimo I dei Medici e infine dagli inizi del 1800 fino alla fine degli anni '70 del secolo scorso, per lo sfruttamento di importanti metalli quali rame, argento, piombo, zinco e stagno.
"Sfidando il primo vero caldo estivo – raccontano – ci siamo inerpicati lungo il sentiero che dall'ingresso del parco conduce alla suggestiva Rocca di San Silvestro, antico villaggio di minatori del X sec., costruito per volere della potente famiglia dei Conti della Gherardesca al fine di sfruttare i giacimenti di rame e piombo argentifero presenti in questo luogo".
"Lungo il percorso – proseguono – ci siamo fermati all'interessante piccolo museo delle macchine minerarie, ospitato nell'edificio di servizio dell'unico pozzo di estrazione ancora esistente in tutta l'area di Campiglia, il pozzo Earle".
"La Rocca ci ha lasciati senza fiato – ammettono – non tanto per la salita che abbiamo affrontato per raggiungerla, ma per la sua suggestiva apparizione in mezzo alla vegetazione! Dopo la visita alla Rocca ed il meritatissimo pranzo siamo tornati verso l'ingresso del parco, vicino alla miniera del Temperino, a bordo di un trenino che ripercorre lo stesso tragitto che il materiale minerario faceva in passato su un treno del tutto simile a quello attuale, attraversando la galleria che collega la Valle Lanzi alla Valle del Temperino. Occorre sottolineare che alcuni temerari del gruppo sono ritornati verso il Temperino senza prendere il treno, che non aveva posti a sufficienza per ospitarci tutti, ripercorrendo di buon passo la stessa strada dell'andata!".
"Una volta riunito il gruppo – spiegano ancora – ci siamo inoltrati dentro la galleria attrezzata della miniera del Temperino, dove un'esperta guida ci ha spiegato le differenti tecniche di estrazione che si sono succedute nel corso della storia. Davvero un'emozione unica percorrere questa galleria sotterranea la cui esistenza si lega alla dura vita di tutti i minatori che qui hanno lavorato".
"Ritornati fuori, a respirare l'aria “buona” – concludono – ci si rende conto di quanto dura deve essere stata la vita “sottoterra”. Un pensiero va a tutti quegli uomini, quei bambini, quei giovani che passarono la vita in miniera e che talvolta in quel buio trovarono la morte, e a tutti quelli che in qualche parte del mondo ancora oggi sperimentano la stessa dura esistenza".
di Redazione
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