BAGNO A RIPOLI – Anche Potere al Popolo di Bagno a Ripoli sostiene la petizione online che mira a togliere dalla sorveglianza speciale italiani che sono tornati dalla guerra contro l'Isis.
A differenza del fiorentino Lorenzo "Orso" Orsetti, che per combattere il califfato è morto: "Un partigiano degli anni 2000. Ci sono valori che non hanno epoca e che corrono trasversali da secolo a secolo. Sono i valori della Pace, della Libertà, della lotta contro ogni forma di fascismo".
"Queste – ricorda PaP Bagno a Ripoli – le tue ultime parole: "Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. Beh, non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, uguaglianza e libertà". La consapevolezza del rischio che correvi quotidianamente rende ancora più grande il tuo impegno militante".
"Sono tempi difficili – continuava Orso – lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza; mai! neppure un attimo. Anche quando tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l'uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, di infonderla nei vostri compagni. È proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve".
"Come lui – prosgue PaP – altri ragazzi dal cuore grande sono partiti per lottare al fianco del popolo curdo da sempre oggetto di domini stranieri. Loro sono tornati. Non so se considerarlo sempre fortuna. Alcuni di loro infatti sono stati accolti nella loro terra, questa Italia, dal nuovo fascismo che avanza e che sta prendendo possesso delle forze dell'ordine e del sistema giudiziario. Siamo difronte ad un aberrante stravolgimento del senso di giustizia. Maria Edgarda Marcucci detta Eddi, Davide Grasso, Paolo Andolina, Fabrizio Maniero detto Jack, Jacopo Bindi e Pierluigi Caria detto Luisi sono attualmente sotto la giurisdizione della procura di Torino e Sassari che hanno chiesto nei loro confronti l'applicazione della sorveglianza speciale con divieto di dimora nel capoluogo, per “impedire che […] possano utilizzare le loro conoscenze in materia di armi e di strategie militari per indottrinare altri militanti d’area e commettere delitti contro la persona con più gravi conseguenze”, dato che tutti “si sono arruolati in un'organizzazione paramilitare"".
"Siamo di fronte alla applicazione di restrizioni della libertà in base al semplice sospetto – conclude PaP – Dov'è la giustizia? Ecco, da un lato si piange Orso dall'altro si nega il valore del suo operato e di quello dei suoi compagni. Per questo stiamo raccogliendo le firme per richiedere la non applicazione di dette restrizioni della libertà per i compagni di Orso".
di Redazione
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