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sabato 27 Aprile 2024
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    “Moratoria di 18 mesi sulla riforma Bcc”: la rivolta parte da San Casciano

    Appello-petizione indirizzato al Governo dall'associazione sancascianese Articolo 2: tutti i dettagli

    SAN CASCIANO – Parte da San Casciano, proprio da quella San Casciano che ha vissuto gli ultimi 16 mesi sull'ottovolante-ChiantiBanca, la rivolta "ufficiale" contro la riforma del credito cooperativo. Voluta dal Governo Renzi e che dall'insediamento del nuovo Governo M5S-Lega ha iniziato a vacillare.

     

    Lo "start" lo dà un appello-petizione, promosso dall'associazione sancascianese Articolo 2 (poi vi diremo di chi si tratta), che ha acquistato una pagina sul Corriere della Sera di oggi, venerdì 22 giugno. E che ospita sul suo sito web (www.associazionearticolo2.it) proprio l'appello, firmabile direttamente online.

     

    Associazione nei cui soci fondatori ci sono, fra gli altri, Stefano Mecocci, ex vicepresidente di ChiantiBanca e attuale presidente della Fondazione (fra coloro che si dimisero in seguito all'ispezione di Banca d'Italia nel marzo 2017 e, a seguire, indagati dalla Procura della Repubblica di Firenze); e Stefano Sivieri, eletto in consiglio di amministrazione (con percentuali bulgare) durante l'ultima assemblea dei soci di ChiantiBanca del maggio scorso al Mandela Forum.

     

    Associazione che negli ultimi mesi si è anche spesa, almeno in modo informale e in molti dei suoi componenti, per l'adesione della stessa ChiantiBanca alla holding romana di Iccrea.

     

    L'APPELLO-PETIZIONE

     

    L'appello-petizione è indirizzato, "a cascata", al presidente del Consiglio dei Ministri del Governo Italiano Giuseppe Conte; al Ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria; al Ministro per i Rapporti con il Parlamento e per la Democrazia Diretta Riccardo Fraccaro; al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Giancarlo Giorgetti; ai parlamentari; ai soci (quantificati in oltre un milione e 200mila in tutta Italia) del Credito Cooperativo italiano.

     

    "L’attuazione in corso della Legge 49/2016 – si legge – che prevede la costituzione dei gruppi bancari con l’adesione obbligatoria ad essi delle 290 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali Italiane rende chiaro ed evidente che si vuole abolire il credito cooperativo, la sua preziosa funzione di banca del territorio, i suoi storici legami con le imprese e le famiglie, l’autonomia delle singole BCC-CR, trasformando il sistema, che da oltre 130 anni ha creato valore e sostenuto concretamente l’economia reale, in una società per azioni a struttura verticale che invece di aprirsi rischia soltanto di inchinarsi davanti al mercato".

     

    "Con la scusa di rafforzare la solidità delle BCC-CR – si prosegue – obbiettivo peraltro raggiungibile attraverso altri sistemi di garanzie reciproche tra banche, fondi di garanzia e altro, si porta il sistema sotto lo stretto controllo della BCE mentre in altri Paesi UE, come la Germania, la gran parte delle banche di medie e piccole dimensioni sono considerate “less significant” (non significative) e quindi controllate dalle autorità di vigilanza nazionali e non dalla BCE".

     

    "La Legge 49/2016 – scrivono ancora – approvata tra l’altro con il ricorso al voto di fiducia, rischia, anche per l’interpretazione che ne stanno dando vari soggetti attuatori, di essere considerata in contrasto con l’Art. 45 della Costituzione italiana".

     

    "Per questi e molti altri motivi – si legge – nella convinzione di interpretare i propositi della maggior parte dei Soci delle BCC-CR italiane ed incoraggiati dalle posizioni di autorevoli economisti e costituzionalisti, chiediamo di sospendere immediatamente l’attuazione della Legge attraverso una moratoria di almeno 18 mesi che consenta di modificarla nel rispetto della Costituzione e della tutela delle BCC-CR Italiane".

     

    E, infine, "di intervenire subito e con ogni mezzo legislativo di urgenza onde fermare il processo autorizzativo dei gruppi bancari, che proprio in questi giorni sta subendo una accelerazione, nel tentativo apparente di porre il Governo e il Parlamento di fronte ad un fatto compiuto; di adottare ogni iniziativa utile per fronteggiare quelle limitate situazioni di BCC-CR in condizioni problematiche attraverso misure di mutuo soccorso".

     

    L'ASSOCIAZIONE ARTICOLO 2: CHI E'

     

    Si può dire che la rivolta contro la riforma parte ufficialmente da San Casciano, e all'interno dell'"alveo" di ChiantiBanca, perché firmataria dell'appello, il primo ad uscire pubblicamente (anche sui media nazionali) è appunto l'associazione Articolo 2.

     

    Costituitasi il 16 ottobre del 2017, in piena "bagarre ChiantiBanca", fra la defenestrazione di Lorenzo Bini Smaghi (maggio 2017) e la giravolta da Cassa Centrale a Iccrea (dicembre 2017), l'associazione è sancascianese "purosangue", e nasce sotto l'impulso di tantissimi che con ChiantiBanca hanno avuto o hanno a che fare.

     

    Alcuni anche sanzionati da Banca d'Italia dopo l'ispezione a cavallo fra il 2016 e il 2017. Altri ancora sotto indagine (per falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza) da parte della Procura della Repubblica di Firenze (anche in questo caso in seguito all'ispezione).

     

    Nel suo atto costitutivo ci sono Andrea Anichini, l'ex presidente della Banca del Chianti Fiorentino Paolo Bandinelli (oggi segretario generale Fondazione ChiantiBanca e attuale presidente onorario di ChiantiBanca, nonché vice presidente vicario dell'associazione), Aldemaro Becattini (ex consigliere di amministrazione, dimessosi nel marzo 2017 in seguito all'ispezione), Carlo Bernini (direttore generale Fondazione ChiantiBanca).

     

    E ancora Filippo Biagiotti (vice presidente vicario della Fondazione ChiantiBanca), Andrea Casini, Alessandro Casini, Francesco Cesarano, Cristian Cesari, Matteo Corsi, Alessandro Falcini, Lapo Fiani, Stefano Fucile.

     

    Altri soci fondatori: Antonio Fusi (presidente dell'associazione), Fabrizio Fusi (ex amministratore ChiantiBanca), Mauro Fusi (anche lui ex amministratore, fra i dimessi del marzo 2017), Alessandra Giani, Giuseppe Lapini, Federico Marini, Renzo Marini, Ascanio Marradi, Alessandro Martini (direttore della Caritas Diocesana), Stefano Mecocci.

     

    Poi Dante Mocarelli, Roberto Molinelli (commercialista, ex presidente della Banca Area Pratese, confluita in ChiantiBanca nel 2016), Alessandro Moretti, Stefano Salvi (assessore uscente a Campi Bisenzio con la giunta di Emiliano Fossi, che va al ballottaggio proprio domenica prossima), Alessandro Santoni e Giuseppe Adriani.

     

    E, infine, come detto, proprio quello Stefano Sivieri che oggi siede in consiglio d'amministrazione di ChiantiBanca, dopo essere stato eletto dai soci nelle scorse settimane.

     

    E chissà come valuteranno in ChiantiBanca, che ha sposato con grande convinzione la holding di Iccrea nel dicembre scorso, dopo mesi infuocati e di grandi polemiche, l'avere un consigliere d'amministrazione in carica che firma un documento così importante, di rottura totale nei confronti della riforma.

     

    Appello che cavalca una linea di stop alla riforma che viene caldeggiata da più parti a livello politico (Lega in primis). Ma che vedrebbe proprio Iccrea contraria: a partire dal suo presidente Giulio Magagni.

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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