BARBERINO TAVARNELLE – “Quanto affermato dal sindaco di Barberino Tavarnelle, David Baroncelli, rappresenta un cavallo di battaglia che Confesercenti porta avanti da anni. L’attuale Codice del Commercio ha visto un deciso miglioramento della normativa in materia di sagre e feste delle associazioni, ma purtroppo sono ancora troppe le vie per aggirare la norma”.
A parlare è Claudio Clementi, responsabile Confesercenti Area Chianti – Valdisieve – Valdarno, che commenta così le dichiarazioni del sindaco dei giorni scorsi, in cui ha chiesto (in quest’annata influenzata dalla pandemia globale) alle associazioni di “fare un passo indietro”, in particolare in riferimento agli eventi estivi organizzati sul territorio.
# Il sindaco: “Le associazioni facciano un passo indietro per favorire il nostro tessuto economico”
“In una situazione emergenziale come quella che stiamo vivendo adesso – riprende Clementi – il tema è ancor più sentito dai nostri imprenditori. Feste e sagre rappresentano già normalmente un terreno di concorrenza sleale sul quale le nostre imprese devono combattere: regole sanitarie e fiscali dovrebbero essere rispettate da tutti, e gli organi di controllo dovrebbero vigilare allo stesso modo sulle imprese e sugli stand gastronomici delle sagre”.
Non sappiamo quanto possa far piacere al primo cittadino di Barberino Tavarnelle essere preso come “alfiere” di una contesa messa in questi termini.
Ma Clementi lo prende come esempio: “Non possiamo che plaudire e rafforzare quanto già giustamente dichiarato dal sindaco Baroncelli, chiedendo a tutto il mondo delle associazioni sportive e paesane di fare in questo momento un passo indietro”.
“Non organizzando feste con stand gastronomici – riprende ancora – per consentire al tessuto economico locale dei pubblici esercizi di provare a rialzarsi dopo due mesi e mezzo di lockdown, i quali si troveranno adesso a dover fronteggiare una ripresa con una sensibile diminuzione dei posti a sedere per dover giustamente rispettare le regole imposte dal distanziamento sociale”.
“Chiudo ribadendo un concetto che ci appartiene da sempre – conclude Clementi – Se non vive il commercio, muoiono le città”.
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