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venerdì 26 Aprile 2024
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    Addio Enio Ceccarelli: Mercatale piange un vero genio della terracotta

    Ha reso celebri nel mondo le ceramiche mercataline. L'ultimo viaggio con un po' di terra nelle sue mani

    MERCATALE (SAN CASCIANO) – Può morire un artista, un artigiano, un genio le cui mani, plasmando la terra grezza, ne hanno fatta vivere la creatività nelle forme più svariate? 

     

    No. Perché le sue opere rimarranno per sempre nel tempo. E quando negli anni si osserverà quello che ha creato, quello che ha lasciato, il ricordo rivivrà insieme con lui.

     

    Enio Ceccarelli ci ha lasciati all’età di 88 anni dopo una breve malattia. Ha lasciato la sua famiglia, i fratelli Vasco e Fabio, con i quali aveva fondato l’azienda Ceramiche Artistiche Ceccarelli. Con sede in via Poggio Borgoni, a Mercatale.

     

    Enio aveva iniziato a lavorare la terracotta fin da bambino, apprendendo l’arte dal nonno Lorenzo che lavorava in una fornace nei pressi di Campoli. Una struttura che ancora oggi, seppure in precarie condizioni, è li ha testimoniare la storia del nostro paese. Una storia fatta di sapienza, sudore e fatica.

     

    Il nonno ebbe tra l’altro un brutto incidente all’interno della fornace dove, a causa di una grave ustione, perse parzialmente l’uso di una mano. Nonostante ciò Lorenzo continuò il suo lavoro, seppure con una sola mano, creando modelli in terracotta fino all’età di 80 anni.

     

    Enio, dall’età di otto anni, dopo la scuola s’incamminava a piedi da Mercatale per andare a lavorare al Ferrone. Dove avevano capito fin da subito la genialità di questo bambino.

     

    Tanto che in epoca fascista fece visita nell’azienda del Ferrone, dove lavorava il piccolo Enio, un gerarca. Al quale fu fatto dono di un busto in terracotta che rappresentava Vittorio, il figlio del Duce scomparso in un incidente aereo.

     

    Enio fu ritratto anche su una foto accanto al busto: in pantaloncini corti, un cappellino in testa e con le scarpe enormi del babbo, era riuscito a far sbalordire il gerarca fascista, un omone vestito in divisa nera attorniato dai compiaciuti titolari dell’azienda.

     

    Tutti innamorati nel manipolare la terra, Enio, Vasco e Fabio, intorno agli anni ‘50, si spostano dal paese a lavorare in una grande fabbrica, la Zaccagnini in piazza Pier Vettori, a Firenze.

     

    Dopodiché decisero di mettersi in proprio mettendo su una “fornacina” alimentata con la legna, proprio a Mercatale, in via Poggio Borgoni. Dove ancora oggi si lavora.  

     

    Negli anni del boom economico fecero un salto di qualità, creando una vera azienda che esportava lavori in ceramica in tutto il mondo. Enio era davvero capace di esaudire qualsiasi desiderio espresso dai clienti.

     

    Generoso nei confronti di Mercatale, pur non essendo cattolico ha donato alla chiesa delle statue per il Presepe esposte tutti gli anni a Natale; inoltre, ha donato anche un Cristo in stile robbiano.

     

    Suo il grande Gallo Nero che per un certo periodo ha adornato piazza Vittorio Veneto, e che oggi ha trovato la sua sistemazione alla Fattoria di Luiano, dove nella sua maestà domina la vallata di viti e la collina dell’Impruneta.

     

    Poi è arrivata la malattia. Costretto a letto e non potendo più frequentare l’azienda chiedeva che gli fosse portata della terra, che modellava dal suo letto.

     

    "Quando non potrò più lavorare, la mia vita finirà" diceva Enio. E così è stato. Ma come abbiamo scritto, i geni non muoiono mai.

     

    E così, per il suo ultimo viaggio tra le mani i suoi familiari gli hanno messo una manciata di terra e degli stecchi di legno di bosso.

     

    "Hai visto mai che anche lassù trovi il tempo di fare qualcosa di bello…" hanno detto commossi.

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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