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venerdì 26 Aprile 2024
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    Una grande giornata alle Cantine Antinori in ricordo del “mescolavino” Giacomo Tachis

    Il grande enologo si definiva così. Super parterre di ospiti: tavola rotonda moderata da Bruno Vespa

    BARGINO (SAN CASCIANO) – Il 6 febbraio 2016 all’età di ottantadue anni venne a mancare l’enologo Giacomo Tachis.

     

    Lo scoso 16 novembre il Centro Studi Chiantigiano e Marchesi Antinori nel Chianti Classico, hanno organizzato nell’auditorium delle Cantine Antinori al Bargino una giornata  dedicata al grande enologo dal tema “Per Giacomo Tachis. La vitivinicoltura in Toscana e la sua evoluzione contemporanea”. 

     

     

    Un grande parterre in memoria di Tachis

     

    A introdurre il convegno e presentare i relatori è stato Giuliano Pinto, che ha lasciato la parola a Paolo Pirillo con il tema “Produrre vino nel contado fiorentino medievale” a seguire Andrea Zagli con “La vitivinicoltura e il sistema mezzadrile in età moderna”, mentre a conclusione dei lavori della mattina è toccato a Zeffiro Ciuffoletti con “Il rinascimento vitivinicolo italiano dal Chianti di Ricasoli ai Supertuscan di Giacomo Tachis”.

     

    Il pomeriggio si è aperto con una tavola rotonda dal tema “Il mestiere dell’enologo e il vino nel mercato globale” con un moderatore d’eccezione, Bruno Vespa. Sono intervenuti: Piero Antinori, Giovanni Brachetti Montorselli, Renzo Cotarella, Marco Pallanti, Sandro Boscaini, Stefano Cordero di Montezemolo.

     

    Presenti Ilaria Tachis (figlia di Giacomo) e Albiera Antinori, oltre ad altri imprenditori di grandi aziende vinicole del Chianti.

     

    L'appassionato ricordo di Giuliano Pinto

     

    E’ stato Giuliano Pinto a tracciare un ricordo, proprio in apertura di giornata: "Ho conosciuto e frequentato Giacomo Tachis a partire dagli anni ’90. Ricordo di vari incontri di studio e presentazione di volumi, tra questi in particolare il volume curato da Zeffiro Ciuffoletti, “Storia del vino in Toscana”, dove Giacomo Tachis scrisse dei nuovi vini in Toscana".

     

    "Altro ricordo – ha detto – è della bella serata nella Trattoria del Latini a Firenze, quando gli fu assegnato il famoso premio “Il prosciutto del Latini”, oltre all’attribuzione del Salomone d’oro dell’Università degli Studi di Firenze e l’attribuzione del Pegaso d'Oro della Regione Toscana".

     

    Tanti però i ricordi di colui che si definiva un "mescolavino": "Andando indietro nel tempo – ha detto ancora Pinto – ricordo i colloqui a casa sua, a San Casciano, quando mi faceva vedere i  tesori della sua biblioteca. Per poi parlare di storia della vite e del vino, alla presenza della figlia Ilaria".

     

    "Quello che mi ha sempre colpito in lui era la modestia – ha tenuto a sottolineare Pinto – la mancanza di ostentazione quando parlava dei suoi vini, una modestia cui credo concorreva in parte la sua origine piemontese. Un suo collega che incontrai a Montalcino mi disse che Tachis era considerato nella cerchia degli addetti ai lavori, come il maggior enologo italiano. E mi colpì visitando le cantine Argiolas a Serdiana, nel cagliaritano, il fatto che una targa ricordasse la rinascita dell’azienda agraria grazie al suo enologo; Giacomo Tachis. Così come alla Cantina di Santadi, dove pochi giorni fa gli hanno intitolato una strada e inaugurato un busto in suo ricordo".

     

    PROFESSOR GIULIANO PINTO – Tanti i suoi ricordi di Tachis

     

    "Ma quando Tachis parlava dei suoi successi – sono state ancora le parole del professor Pinto – di grandi vini toscani e poi quelli sardi e siciliani, si scherniva, non attribuendosi nessun vanto. Era una persona semplice, la sua passione accanto a quella di enologo, forse ancora più forte, era la bibliofilia, l’interesse per la storia del vino e della vite. Ho letto una definizione su di lui che mi sembra molto pertinente, ovvero è stato un enologo umanista".

     

    "Giacomo Tachis – lo ha descritto ancora – piemontese di nascita e di formazione, è stato un toscano di adozione, ha trascorso gran parte della sua vita a San Casciano, ai limiti delle zone più vocate da secoli alla viticoltura e questo forte legame con la Toscana gli derivava non solo dalle vicende professionali, ma anche dalla costatazione quanto questa regione forse più di ogni altra, sia stata legata indietro nel tempo alla produzione vinicola. Le vigne penetravano all’interno degli spazi vuoti delle mura e lo testimonia la toponomastica, mentre a Firenze esiste via della Vigna nuova, e via della Vigna vecchia, anche a San Casciano si trova via della Vignaccia all’interno del circuito murario trecentesco. La sola Firenze al tempo di Dante Alighieri con circa centomila abitanti, consumava circa duecentocinquantamila ettolitri di vino l’anno, ovvero duecentocinquanta litri pro capite. Insomma una lunga storia quella del vino di cui Giacomo Tachis enologo internazionale, ha segnato l’epoca del Rinascimento del vino".

     

    Bruno Vespa: "Così mi sono… innamorato di Tachis"

     

    A Bruno Vespa, prima della tavola rotonda, abbiamo chiesto un ricordo di Giacomo Tachis.

     

    "Ho conosciuto Tachis – ci ha risposto il giornalista – e mi sono innamorato di lui perché è il papà del Tignanello e del Sassicaia, una pietra miliare, un gigante. Ma poi ho avuto occasione, quando sono diventato produttore di vino, di seguirne i consigli".

     

    BRUNO VESPA – Anche lui ha ricordato Tachis con grande trasporto

    "Una volta – ha svelato – è venuto da noi in campagna, dove possediamo una casa a trenta chilometri da Roma, a Morlupo sulla Flaminia. Dove Tachis mi ha impiantato una vigna di poche decine di metri quadrati per la produzione di un Supertuscan con Sangiovese, Merlot e Cabernet. Ogni anno faccio un vino che per autoironia ho chiamato… Morrupaia, trecento bottiglie preziosissime di grande vino, anche se in una zona non vocata".

     

    "Poi – ha concluso – in un filarino faccio centocinquanta bottiglie di uno strepitoso Syrah sempre impiantato da Tachis! Così lo ricordo per sempre".

     

    Insomma, una giornata piena di ricordi e di storia, passata nella splendida cornice delle Cantine Antinori del Bargino. Nel ricordo dell’indimenticabile Giacomo Tachis.

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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