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venerdì 26 Aprile 2024
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    Sabato 25 maggio il gran giorno: torna il Cristo di Simone Martini a San Casciano

    Dopo 8 anni di restauro, è stato ricollocato nella chiesa di Santa Maria sul Prato. Domani il grande giorno

    SAN CASCIANO – E’ il modello medievale del Christus patiens, simbolo della sofferenza provocata dalla Passione, quello che Simone Martini, il grande maestro senese protagonista della storia dell’arte medievale italiana, scelse per la raffigurazione del Crocifisso ligneo di San Casciano.

     

    Torna a casa, nella sede originaria della trecentesca chiesa di Santa Maria al Prato, dopo vari anni (otto) trascorsi sotto le abili mani dei restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, uno dei capolavori di Simone Martini.

     

    L’opera dipinta che pone al centro il Cristo, consapevole della propria missione redentrice, è stata collocata nei giorni scorsi (vedi foto sopra di Roberto Cacciatori) sarà inaugurata e presentata alla cittadinanza sabato 25 maggio alle 17 nella chiesa di Santa Maria al Prato.

     

    Ad illustrare il percorso e il lavoro di restauro conservativo saranno il professor Marco Poli, Governatore della Misericordia, il sindaco di San Casciano, il dottor Andrea Pessina e la dottoressa Maria Pia Zaccheddu della Soprintendenza (Sabap Firenze Prato Pistoia) e il dottor Marco Ciatti, la dottoressa Cecilia Frosinini e la restauratrice Alessandra Ramat dell’Opificio delle Pietre Dure.

     

    Il Cristo ligneo è stato collocato in corrispondenza del secondo altare sul lato destro della chiesa. L’opera, attribuita a Simone Martini, è stata realizzata intorno al 1330, prima della partenza dell’artista per Avignone.

     

    La resa scrupolosa dei dettagli anatomici rimanda ad una conoscenza di Giotto, da lui conosciuto durante il suo lavoro ad Assisi nella Cappella di San Martino.

     

    Alcuni studiosi ipotizzano che il lavoro originale sia stato commissionato dai domenicani di Santa Maria Novella, probabilmente trasferito in questa chiesa nei secoli successivi in seguito al cambiamento del gusto artistico.

     

    Il restauro è stato finanziato integralmente dall’Opificio delle Pietre Dure.

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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