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venerdì 26 Aprile 2024
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    Lance, vasi, monete, croci: campagna di scavo durata 10 anni alle pendici del Monte San Michele

    LUCOLENA (GREVE IN CHIANTI) – Tesori antichi, nascosti tra le colline del Chianti, riaffiorano dalle stratificazioni del passato e vedono per prima volta la luce.

     

    Sono le lance, i vasi, le monete, gli oggetti di uso quotidiano, persino una croce presumibilmente appartenuta all’ordine dei templari, di origine altomedievale rinvenuti nell’area archeologica del Castellaccio di Lucolena, nel Comune di Greve in Chianti.

     

    Una consistente quantità di reperti archeologici relativi alla vita che si consumava intorno al "castrum" di Lucolena, attivo tra il decimo e il quattordicesimo secolo, in un’area che aveva origini molto più antiche e che risaliva agli insediamenti ellenistici-etruschi.

     

    E’ ciò che emerso da una lunga campagna di scavo avviata con le prime indagini nel 2010 e culminata nel 2014-2015, sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologica della Toscana, finanziata dal Comune di Greve, curata dall'associazione “Gruppo Gev San Michele” e diretta dall’archeologo Giulio Bigliardi.

    “Nonostante la campagna sia ancora in corso – commenta l’assessore alla cultura del Comune di Greve in Chianti Lorenzo Lotti – abbiamo deciso di aprire in versione work in progress una nuova sezione all’interno del museo di San Francesco con due specifiche sale destinate ad accogliere ed esporre il primo nucleo di reperti rinvenuti in questo importante sito archeologico, un ringraziamento va ai volontari del Gruppo San Michele che da tempo con competenza e passione si occupano di archeologia e ci raccontano, attraverso studi multidisciplinari, la storia del nostro territorio”.

    Il sito del “Castellaccio” è situato su un rilievo nelle vicinanze dell’abitato di Lucolena, sulle pendici nord-orientali del monte San Michele, in una zona forestale di particolare interesse ambientale e paesaggistico.

     

    L’area ospita i resti del primitivo castello di Lucolena, riferibile all’epoca medievale, corrispondente al momento di maggiore vitalità del castello stesso, che fu probabilmente abbandonato nel XIV secolo.

     

    Secondo l’archeologo Giulio Bigliardi il complesso archeologico “è eccezionale, per dimensioni, per qualità delle strutture sopravvissute, per stato di conservazione”.

     

    “Questo sito – conclude l’assessore – è una grande ricchezza culturale da valorizzare e tutelare e potrebbe tradursi nei prossimi anni in un’importante risorsa turistico-ambientale per il territorio”.

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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