spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
venerdì 26 Aprile 2024
spot_img
spot_img
Altre aree
    spot_img

    Da dove derivano molti modi di dire fiorentini? Ecco l’origine di sei “detti”

    “A occhio e croce”, "E’ tutto un altro paio di maniche”, “Per filo e per segno”, “Finire con il culo per terra”, “Sei un bischero!”...

    Da dove risalgono molti modi di dire?

    Nella lingua italiana sono presenti moltissime parole o modi di dire che provengono dal dialetto fiorentino, da fatti storici realmente accaduti o da racconti famosi: quante volte, magari senza accorgercene, utilizziamo questi detti? O quanti ne sentiamo dire da nostri conoscenti o in televisione?

    Con questo breve articolo scopriremo 6 detti di origine fiorentina che si usano ancora oggi.

    “A occhio e croce”

    E’ un modo di dire che simboleggia una cosa che non viene fatta in maniera molto precisa. Questa espressione deriva dalle tessitrici fiorentine; quando si rompeva un filo durante la pratica della tessitura, esse non potevano aggiustarlo con il telaio, ma dovevano ripararlo con ago e filo a occhio, per farlo creavano a mano una croce sulla trama. Da questa pratica, cioè di fare la croce a occhio, nasce la frase che si usa ancora adesso.

    “E’ tutto un altro paio di maniche”

    Questo detto si usa quando un discorso, una cosa che stiamo facendo, non ha nessuna relazione con qualcos’altro. Questo modo di dire deriva dal Medioevo: le donne fiorentine avevano infatti l’abitudine di indossare abiti ai quali potevano essere cambiate solo le maniche, in modo tale da apparire sempre con vestiti nuovi.

    “Senza infamia e senza lode”

    Questa espressione si usa per indicare chi non si contraddistingue in nulla nello specifico, senza particolari difetti né particolari pregi. Il modo di dire deriva dalla Divina Commedia di Dante Alighieri, più nello specifico dal terzo canto dell’Inferno, in cui il poeta definisce gli ignavi “coloro che visser sanza infamia e sanza lode” cioè coloro che non prendono mai posizione.

    “Per filo e per segno”

    Questo detto simboleggia qualcosa che viene fatto in maniera minuziosa e nei dettagli. Anche esso deriva da un altro mestiere, cioè quello dei segatori: questi artigiani si occupavano di tagliare i tronchi di albero che arrivavano a Firenze per poi mandarli dai falegnami. Per segarli usavano delle specie di compassi con cui punteggiavano il tronco, tirando poi cordicella che era stata precedentemente intinta nella polvere di carbone. Con due dita si andava a pizzicare la corda che, battendo sul tronco, lasciava la traccia per tagliare il tronco.

    “Finire con il culo per terra”

    Questa espressione sta a significare una persona che non ha più soldi e finisce in guai molto seri. Essa è collegata alla Pietra dello Scandalo che si trova sotto la Loggia del Porcellino. Nel Rinascimento, su questa pietra venivano puniti e umiliati i debitori caduti in disgrazia. L’interessato doveva calarsi le mutande e battere tre volte il fondoschiena sulla pietra.

    “Sei un bischero!”

    Questa espressione indica una persona poco furba o ingenua. La storia di questo modo di dire risale nel Medioevo alla costruzione del Duomo di Firenze. I bischeri erano una famiglia fiorentina che abitava proprio nei pressi del futuro Duomo. Nel XIII secolo venne costruita una Cattedrale al posto di quella di Santa Reparta, e vennero offerte alle varie famiglie che avevano le case nei paraggi ingenti somme di denaro al fine di farle traslocare per ampliare lo spazio per il nuovo Duomo. La famiglia dei Bischeri rifiutò le offerte perché puntava a somme sempre più alte, fino a quando la loro casa non venne espropriata con la forza e vennero risarciti con pochissimo denaro.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

    Sostieni il Gazzettino del Chianti

    Il Gazzettino del Chianti e delle Colline Fiorentine è un giornale libero, indipendente, che da sempre ha puntato sul forte legame con i lettori e il territorio. Un giornale fruibile gratuitamente, ogni giorno. Ma fare libera informazione ha un costo, difficilmente sostenibile esclusivamente grazie alla pubblicità, che in questi anni ha comunque garantito (grazie a un incessante lavoro quotidiano) la gratuità del giornale.

    Adesso pensiamo che possiamo fare un altro passo, assieme: se apprezzate Il Gazzettino del Chianti, se volete dare un contributo a mantenerne e accentuarne l’indipendenza, potete farlo qui. Ognuno di noi, e di voi, può fare la differenza. Perché pensiamo che Il Gazzettino del Chianti sia un piccolo-grande patrimonio di tutti.

    Leggi anche...