GREVE IN CHIANTI – Ieri mattina, martedì 9 novembre, i carabinieri della Compagnia di Pistoia, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Pistoia su richiesta della Procura della Repubblica, hanno sottoposto ad arresti domiciliari due appartenenti alla polizia municipale di Agliana, L.T. e C.V..
La seconda ha lavorato anche nel comune di Greve in Chianti, dove ha ancora questioni giudiziarie aperte con l’amministrazione comunale (in opposizione al suo licenziamento).
Sono gravemente indiziate, a vario titolo ed in concorso tra loro (e fatte salve le successive verifiche dibattimentali), di atti persecutori, falso ideologico, calunnia e rivelazione di segreti d’ufficio. Una di loro è anche accusata di furto aggravato.
L’indagine, condotta dai carabinieri della Stazione di Quarrata e Montale, insieme alla sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri, con il coordinamento dell’autorità giudiziaria, nasce dalla dichiarazioni presentate da una ex collega delle odierne indagate, che nel novembre 2020, si era recata presso la Stazione di Quarrata per presentare una denuncia di furto riguardante le chiavi della sua auto, sottrattele dal suo armadietto presso la sede della polizia municipale di Agliana dove la stessa prestava servizio in qualità di agente.
Il furto, avvenuto all’interno di un comando di polizia, nei danni di un agente in servizio, aveva destato subito alcuni sospetti, anche in considerazione che la vettura della denunciante non era stata poi rubata, così come nulla al suo interno era stato sottratto.
I militari hanno quindi iniziato alcuni accertamenti, tra i quali l’acquisizione di filmati e i colloqui con persone potenzialmente informate sui fatti, procedendo inoltre anche a riconvocare la denunciante per approfondire le circostanze del furto.
Durante queste preliminari attività, sono emersi elementi indiziari circa l’esistenza di un clima di forte tensione all’interno della polizia municipale di Agliana, determinato da comportamenti (hanno appurato le indagini) apertamente ostili assunti nei confronti di alcuni dipendenti “non graditi”.
Questi comportamenti, che si sarebbero concretizzati in plurimi e pretestuosi procedimenti disciplinari, demansionamenti arbitrari, ingiurie alla presenza di altri colleghi e anche di privati cittadini, avevano visto un’escalation da quando presso quel comando era giunta una nuova agente, assunta nonostante fosse gravata da una sentenza passata in giudicato per il reato di calunnia.
E che fosse stata precedentemente licenziata da un’altra comando di polizia municipale toscano proprio per aver omesso questa rilevante informazione ai fini dell’assunzione.
In virtù dell’assenza dei requisiti previsti per l’assunzione, hanno ricostruito ancora le indagini, sono risultati prodotti documenti falsi finalizzati alla riconferma nel ruolo dell’agente.
Nel corso delle indagini, sono emersi altresì elementi idonei a ritenere che le indagate inviassero esposti anonimi e accusatori nei confronti di chiunque si opponesse al loro progetto di “modellare” il comando di Agliana “a loro immagine e somiglianza”.
Questi scritti, in violazione del segreto d’ufficio, sarebbero stati inviati anche ad alcuni organi di stampa locale con l’intento di accrescere il clima di pressione intorno alle vittime del loro disegno, additandole quali responsabili di abusi e reati.
Le due indagate sono state quindi sottoposte agli arresti domiciliari in quanto, in virtù del ruolo e della funzione ricoperta, ritenute potenzialmente in grado di reiterare i reati e di alterare eventuali ulteriori elementi probatori.
Contestualmente, gli uffici del comando della polizia municipale di Agliana sono stati sottoposti a perquisizione, con il sequestro di supporti informatici e documenti ritenuti utili ai fini investigativi.
@RIPRODUZIONE RISERVATA