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domenica 5 Maggio 2024
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    Distilleria Deta: le valutazioni di Arpat alla base della sospensione serale e notturna delle attività

    Dice Arpat: "L’assetto attuale dello stabilimento, con il camino alto soli 20 metri, è già stato valutato inadeguato a contenere i disturbi olfattivi generati dalle sue emissioni"

    BARBERINO TAVARNELLE – Ieri l’amministrazione comunale di Barberino Tavarnelle ha annunciato la sospensione delle attività serali e notturne della Distilleria Deta per un mese.

    Sospensioni dovute a fumi e maleodoranze, rilevate in seguito a un sopralluogo congiunto fra Comune e Arpat.

    # “Fumi e maleodoranze”: il sindaco blocca l’attività serale e notturna della Distilleria Deta (per un mese)

    Ma cosa dice l’Arpat in proposito? Ecco la relazione che ha portato ai provvedimenti nei confronti della distilleria che opera a poca distanza da Vico d’Elsa, ai bordi della zona industriale di Poggibonsi.

    “Nelle prime ore di sabato 20 marzo – si legge – Arpat ha svolto un sopralluogo per verificare la situazione nella zona intorno allo stabilimento Deta a Barberino Tavarnelle, e le condizioni di marcia dell’azienda”.

    “Nei giorni precedenti infatti – si prosegue – l’Agenzia aveva ricevuto tramite URP numerose segnalazioni, riferite anche dalla locale stazione dei Carabinieri, circa un aggravarsi del problema delle maleodoranze prodotte dell’attività della distilleria. La maggior parte delle segnalazioni riferiva in particolare un problema acuto nelle ore serali e notturne fino alle prime ore dell’alba”.

    “Al momento del sopralluogo di Arpat – prosegue la relazione – nell’aria di fondovalle c’era una foschia molto evidente, prodotta dal ristagno dei fumi dell’azienda, e si percepivano cattivi odori molto intensi. La situazione era simile anche salendo per Vico d’Elsa fino alla parte bassa del paese, anche se con una variazione della tipologia di odore avvertito. Nell’immagine, scattata il primo mattino del 20 marzo, si può vedere il pennacchio delle emissioni della Deta e sulla sinistra è evidente il ritorno dei fumi verso il suolo”.

    L’immagine scattata durante il sopralluogo del 20 marzo da parte di Arpat

    “Il sopralluogo in azienda ha verificato condizioni di marcia ordinarie – si specifica – presidi di controllo ed abbattimento delle emissioni regolarmente funzionanti. I reparti di stoccaggio vinacce e trattamento fanghi di depurazione non presentavano anomalie di conduzione e soggettivamente non contribuivano in maniera significativa ai cattivi odori percepiti”.

    “Al termine del sopralluogo – si legge ancora – intorno alle ore 11.30, la situazione era drasticamente cambiata, l’odore tipico di vinaccia cotta era avvertibile ma molto attenuato e senza le connotazioni nauseabonde e pungenti che caratterizzavano le maleodoranze del primo mattino”.

    “I fenomeni riscontrati nel sopralluogo – si chiarisce – appaiono riconducibili ad un prolungato ristagno ed accumulo nei bassi strati dell’atmosfera degli inquinanti emessi dalla combustione/essiccamento della buccetta”.

    “L’aggravarsi della situazione nell’ultima settimana – si specifica ancora – sembra attribuibile ad un periodo di pressione atmosferica livellata sulla Toscana, associata a cielo sereno o poco nuvoloso, venti deboli e quindi l’instaurarsi dei fenomeni di inversione termica verticale nelle ore notturne”.

    Arpat sta comunque “eseguendo una verifica più approfondita alla luce dei dati meteo rilevati dalla stazione attiva presso lo stabilimento e di altri in corso di acquisizione”.

    “Pur non avendo potuto eseguire una determinazione quantitativa della concentrazione di odore presente presso i ricettori attorno all’azienda – si scrive ancora – quanto avvertito rappresenta una situazione ben al di sopra della soglia oltre la quale si ravvisa la situazione di oggettivo disturbo da contenere entro il 2% delle ore dell’anno”.

    “Del resto – si rimarca – l’assetto attuale dello stabilimento, con il camino alto soli 20 metri (quota insufficiente anche alla luce delle disposizioni dettate dalla Regione Toscana con l’Allegato 2 al PRQA vigente), è già stato valutato inadeguato a contenere i disturbi olfattivi generati dalle sue emissioni, anche quando rispettasse i limiti imposti dalla nuova autorizzazione. Tuttavia l’assenza di una autorizzazione edilizia rende ancora incerto il protrarsi di questa situazione di transitorio”.

    E qui si mette in luce una carenza che è stata ritenuta superabile con l’innalzamento del camino a 60 metri. Con tutte le proteste del Comitato per la Difesa e Tutela della Valdelsa.

    “L’intensità ed il ripetersi dei cattivi odori serali e notturni in occasione delle situazioni di inversione termica e calma di vento che si instaurano nella vallata – si mette ulteriormente in evidenza – genera una situazione difficilmente sopportabile per un consistente numero di ricettori abitati. Al momento non si individuano irregolarità nella conduzione dell’impianto rispetto a quanto disposto dall’autorizzazione né sono evidenti accorgimenti di immediata efficacia che si possano prescrivere all’azienda per migliorare la qualità delle emissioni dell’impianto di combustione della buccetta e di essicazione della medesima”.

    “Alla luce degli esiti del sopralluogo – si annuncia – Arpat, nella stessa giornata di sabato, ha dunque proposto al Comune di valutare la possibilità di adottare provvedimenti contingibili e urgenti di inibizione della combustione della buccetta in periodo notturno, con la sola esclusione delle situazioni più favorevoli alla dispersione degli inquinanti, e alla Regione Toscana di rivalutare l’autorizzazione rilasciata per disciplinare in maniera più stringente il periodo transitorio”.

    ARPAT si è riservata di “dettagliare meglio le proprie valutazioni e proposte alla luce degli approfondimenti che sono in corso, anche sui dati meteorologici della zona in questo periodo”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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