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mercoledì 8 Maggio 2024
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    Una vita dietro al bancone: qualche giorno e poi addio alla pizzicheria di Franca e Silvano

    Hanno attraversato la storia di Greve in Chianti: dal 1986 sotto i loggiati di piazza Matteotti

    GREVE IN CHIANTI – Ci si sente un po’ piĂą soli. Un po’ piĂą vecchi. Quando i negozi che hanno fatto la storia dei paesi decidono che è arrivato il momento di dire basta è una scelta personale che va a coinvolgere le emozioni collettive.

    AccadrĂ  fra qualche giorno, quando Silvano Serni e la moglie Franca chiuderanno per l’ultima volta la serranda della loro pizzicheria in piazza Matteotti, sotto ai loggiati.

    Franca, una vita passata dietro al bancone: da quando aveva 14 anni e aiutava la mamma nel negozio di alimentari di famiglia, in piazza dell’Isolotto a Firenze. Il suo primo compito fu preparare i sacchetti di caffĂ©, zucchero, pepe e di tutti i prodotti che i clienti chiedevano a peso.

    Nel 1971 si sposa con Silvano. Nel 1977 decidono di aprire un negozio di alimentari a Greve e prendono l’occasione subentrando nel negozio del Furini in via Garibaldi, specializzandosi con prodotti di qualitĂ  e aggiungendo la vendita di frutta e verdura.

    Nei primi anni ’80 i clienti sono giĂ  molti e a Greve iniziano ad arrivare i turisti nei mesi estivi e, nel 1986, decidono di fare il grande passo, prendendo il negozio attuale nella piazza principale.

    Un piccolo spostamento, di soli 50 metri, ma un passo coraggioso perchĂ© trasformano completamente il “layout” del negozio, inseriscono pavimento in marmo e un bancone di 10 metri: il loro sogno è creare una gastronomia alla moda come in quegli anni se ne vedevano solo nelle grandi cittĂ . Ed è subito un successo. I clienti locali aumentano e con loro anche il turismo, anno dopo anno.

    Gli anni ’90 furono l’apice, anche grazie al marco che consentiva ai tedeschi di venire in Toscana ed acquistare tantissimi prodotti e specialitĂ  a prezzi molto bassi.

    Furono gli anni in cui per i tedeschi la Toscana e Greve erano diventati un po’ come la loro seconda casa.

    Per Silvano, classe 1942, i primi anni non sono stati facili: entrare nel settore alimentare e specializzarsi non è stata una passeggiata, ma ci è riuscito studiando, provando e scoprendo nuovi prodotti, applicando insegnamenti e suggerimenti di produttori e fornitori.

    Oltre a diventare un ottimo “pizzicagnolo”, la sua indole lo ha portato a specializzarsi nella stagionatura del formaggio (del pecorino), questo forse anche dai ricordi di suo padre che metteva a stagionare il formaggio in cantina. E guarda caso, il nuovo negozio aveva proprio un’enorme cantina, giusta per quel tipo di lavorazione.

    Uno dei ricordi piĂą belli è la Festa del Vino del 2002 quando gli venne consegnato il Premio Slow Food come “Maestro del Chianti”. Un premio inaspettato che lo riempì di gioia.

    “Gli anni piĂą belli – conferma Franca –  sono stati sicuramente gli ’80 e i ’90, periodo d’oro, quando i primi turisti venivano in Toscana e nel Chianti a scoprire per la prima volta la vera cucina italiana. Era una gioia vedere il grande interesse che essi avevano nella qualitĂ  degli ingredienti e nel rispetto verso la tradizione”.

    “Era divertente e quasi irreale – ricorda – molti clienti stranieri mi consideravano come un grande chef, proprio come noi oggi ci possiamo rivolgere a uno chef stellato come Cracco e Barbieri. Ero onorata di cucinare per loro e per tutti gli innumerevoli clienti di Greve, di Firenze e di tutto il mondo. Tra i clienti assidui da ricordare c’è sicuramente la ex Regina Beatrice dei Paesi Bassi, che ha una villa qui nel Chianti”.

    “E’ un peccato – riflette Silvano – vedere come tradizione e specializzazione stiano pian piano sparendo dai paesi come anche dalle cittĂ . Le “botteghe” chiudono e i “mestieri” si dimenticano. E’ buffo vedere come ognuno di noi si impegni a promuovere movimenti come Slow Food ed altri a protezione della qualitĂ , della tradizione e della cultura del cibo senza accorgerci che la globalizzazione ci sta appiattendo”.

    “I “mestieri” – sostiene – dovrebbero essere protetti e promossi da leggi ad hoc, solo così avremmo anche la possibilitĂ  di sviluppare milioni di posti di lavoro che oggi non ci sono piĂą”.

    “Vogliamo fare un ringraziamento speciale a tutti i clienti e a tutti coloro che ci conoscono – concludono a una voce sola – E’ stato un onore cucinare per voi e servirvi. Riscoprire piatti della tradizione e promuovere il cibo di qualitĂ . “La bellezza salverĂ  il mondo”, così diceva Dostoevskij, speriamo che la qualitĂ  salvi i posti di lavoro per i nostri nipoti”.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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